venerdì 3 ottobre 2008

IL DOLCE FREDDO DI PAPA’ E LA MIA RIVISITAZIONE: semifreddo vaniglia e cacao con crema al burro o crema alla ricotta

Chi non conosce Cavoletto di Bruxelles? Sigrid ne ha fatto ben più di un blog, con le sue fantastiche foto e le sue ricette raffinate, appetitose ed originali. La seguo spesso e quando ho visto che voleva regalarci una storia d’amore ho pensato che un po’ d’amore in più non fa mai male (soprattutto quando è bello rosso come quello!) e ho voluto provarci anch’io… Dovevo trovare una ricetta d’infanzia e raccontarla… Ho deciso di escludere il salato: questa è o non è la dolcetteria?! E allora che dolce sia!!

Vediamo… qualcosa dei nonni? La nonna paterna è morta quando ero troppo piccola, non credo mi abbia mai cucinato niente, o quanto meno non ne ho nessun ricordo. La nonna materna… perché sapeva cucinare? Mai vista ai fornelli, nemmeno per scaldare il latte. Sarà da lei che ha preso mia mamma? Voglia di cucinare e passione per la cucina calpestati sotto le scarpe: è sempre stata una cuoca ripetitiva, senza fantasia, si metteva ai fornelli per dovere verso la famiglia e, con questi presupposti, il risultato non era dei migliori. Con questo non voglio dire che io abbia sempre mangiato male… le sue cosine le ha sempre fatte: la bistecca di pollo impanata, i cannelloni che rigorosamente preparava metà al ragù per mio papà e metà agli spinaci per me (chi le ha mai detto che io non li volevo al ragù?!!) o le lasagne a mattonella (Besciamella? What is?), il riso in “consumè” (quello mi piaceva proprio, lo voglio provare a rifare anch’io… non l’ho più voluto mangiare perché un paio di volte ha aggiunto un chilo di prezzemolo e mi è venuta una gran nausea…), la pasta in insalata (che inizialmente mi faceva come da manuale ma poi, non so per quale assurdo motivo, è stata squalificata man mano fino ad arrivare ad essere semplicemente farfalle – perché poi rigorosamente farfalle? – con wurstel e mozzarella o tonno), la Svizzera (che dovevo accompagnare con un litro d’acqua se non volevo rischiare il soffocamento da carne asciutta), gli gnocchi (quelli erano davvero la sua specialità! E questa volta senza ironia…) e via dicendo. Ogni tanto faceva qualche nuova scoperta, solitamente consigliata da parenti in visita: se ne usciva qualcosa di buono lo riproponeva almeno una volta alla settimana fino a che non riuscivi a sopportarne più nemmeno la vista. Pensando ad un dolce fatto dalle sue manine, escludendo la cioccolata, che lei mi preparava mescolando latte e taaaanto cacao, così che ne usciva una melassa viscida dalla consistenza granulosa (ma dico, il Ciobar non l’avevano ancora inventato?!), potrei proporre come ricetta i suoi tortelli alle mele, ma dato che odio friggere preferirei evitare, la marmellata di fichi, ma non avendo abbastanza fichi è da escludere, la torta di mele, che è il primo dolce che ho fatto anch’io, e la torta delle mosche, che mi permetterebbe di raccontare delle belle storielle, ma queste ultime le ho entrambe già postate quindi escono di scena… Escludo quindi le ricette della mia mamma che, per quanto ci mettesse amore per la sua famiglia, non è mai stata un asso in cucina… Mi permetto di fare queste critiche perché mia mamma stessa ha sempre ammesso la sua mancanza di passione per la gastronomia, anche se le sarò sempre grata perché ha messo da parte la pigrizia per prepararmi comunque pranzo e cena tutti i giorni per più di vent’anni, cosa che ho sempre apprezzato molto e che ora cerco ogni tanto di contraccambiare mettendomi io nei panni della cuoca di famiglia (e nessuno mi dà più soddisfazione di lei, tanto che non capisco mai se un piatto le piace veramente o se mi vuole troppo bene per dirmi che avrebbe preferito qualcos’altro…).
Ma allora da chi abbiamo preso noi figlie?! Siamo in tre: le mie due sorelle più grandi hanno una bravura innata in cucina ed io, anche se non raggiungo il loro livello, ho una passione sfrenata per l’arte culinaria (perché, se fatta bene e con passione, secondo me è proprio arte!)… Se non abbiamo ereditato queste capacità da mamma…. entra in gioco papà! Ah, qui inizia a farsi sentire l’acquolina! Papà è sempre stato un po’ il cuoco della famiglia: non cucinava tutti i giorni come la mamma ma quando si metteva ai fornelli state tranquilli che c’era da leccarsi i baffi! Lui era – ed è, parlo al passato di entrambi i genitori solo perché ripenso alla mia infanzia e perché ora non cucinano più per me, non perché sono passati a migliori vita he! Facciamo le corna! – specializzato in piatti tipici come polenta e cazòla (papààààà… quando me la rifai? Ormai il freddo è arrivato!), brasato, trippa, arrosti, grigliate e risottini vari. Non credo di avergli mai visto fare un piatto di spaghetti che non fosse aglio, olio e peperoncino, però comunque se la cavava e se la cava tutt’ora bene… Escludendo il salato, cosa mi preparava papà da piccola? Oooooooo!! Ma certo!!!! IL DOLCE FREDDO!!! D’estate me lo faceva spesso: un dolce a base di oro saiwa e crema alla vaniglia e cacao: era la mia passione! Trovata la ricetta, vado diretta alla fonte, chiedendone conferma degli ingredienti e del procedimento a papà. Incuriosita dai suoi racconti gli chiedo da dove avesse preso la ricetta e lui mi spiega che, dato che la mamma non amava le cose troppo molli, aveva modificato una ricetta lombarda che si faceva con i savoiardi e una crema simile a qusta, però più morbida, che prendeva la forma di uno zuccotto (andando alla ricerca in internet ho scoperto essere – o almeno credo - la bavarese lombarda, una specie di tiramisù dei poveri perhcè fatto con il burro e non con il mascarpone) in una mattonella più dura e compatta, non troppo cremosa. Mi spiega che imbeveva poco i biscotti, oro saiwa e non savoiardi perché sono molto più secchi e si inzuppano meno, in modo che la mattonella che andava a comporre rimanesse ben compatta. Non so se questo sia vero o se magari le origini della ricetta si sono perse nei suoi ricordi, però mi piace pensare che questo dolce sia stato creato da mio papà per fare piacere alla mamma.

Ripenso allo squisito e ricco sapore di vaniglia e cacao ed alla sua consistenza solida, che me lo faceva apprezzare ancor più perché mi permetteva di gustarmelo con calma: mi mettevo davanti alla TV, un minuto prima che iniziasse Holly e Benji, tagliavo un pezzo della mattonella e lo mettevo sul piattino. Poi tagliavo il pezzo in tante strisce sottile e le strisce a sua volta in tanti pezzettini. Mettevo in bocca un pezzetto per volta e non lo masticavo…. lo lasciavo sciogliere contro il palato… Ora non avrei più la pazienza di mangiare così lentamente, ma da piccola quasi tutto ciò volevo gustarmi finiva per sciogliersi contro il palato: le Dixi, i canestrelli a piccoli pezzetti, il grana, il prosciutto crudo… tenevo tutto in bocca a lungo, gustando ogni più piccolo sapore. Non c’era sera che io non mi mettessi davanti alla tv con qualcosa da assaporare per tutta la durata del programma. Per fortuna almeno a pasto ero un pochino più veloce… Una cosa che ho ancora in comune in merito ai piaceri dell’infanzia è proprio il fatto di gustarmi un dolce o uno stuzzichino in santa pace davanti alla tv: preferisco godermi un cibo che mi piace tutta da sola, possibilmente davanti ad un bel programma o leggendo un libro. Tutt’ora alla sera ceno in famiglia, ma poi cerco sempre di ritagliarmi una mezz’oretta di tempo per godermi il dolce e la frutta in solitudine, davanti alla televisione che oggi purtroppo fornisce ben poca scelta decente.

Ripensando al dolce freddo mi viene in mente mio papà al tavolo della cucina, con mia mamma di fianco: mia mamma gli preparava gli ingredienti e mio papà li metteva insieme. Io dov’ero? A capotavola, seduta in ginocchio sulla sedia rossa girata al contrario, la schiena dritta e le manine che tenevano lo schienale. Sentivo l’odiato (tutt’ora!) odore del caffè che mia mamma preparava e che mio papà versava nel piatto fondo, l’aroma dei liquori (che allora non apprezzavo mentre oggi apprezzo un po’ troppo ;P ) che amalgamava in un'altra fondina, rubavo un paio di Oro Saiwa nell’attesa e intanto guardavo mio papà che sbatteva con un cucchiaio il burro a crema con lo zucchero, divideva a metà il composto, aggiungeva a metà il cacao e all’altra la vanillina. E poi cominciava il “montaggio”: ammiravo la velocità con cui passava i biscotti nel caffè, depositandoli sulla teglia e spezzandoli ove necessario per riempire tutti i buchi, copriva con una bella spalmata di crema alla vaniglia e poi un altro strato di biscotti bagnati nel liquore. Stavo lì, buona buona, ad osservare, ingolosirmi e… aspettare… Aspettare cosa? Ma che il dolce fosse finalmente finito! Non tanto per gustarmi il dolce, visto che avrei comunque dovuto aspettare qualche ora, quanto piuttosto per prendere le due ciotole con i resti delle creme e “rusparli” (così dicevo in dialetto) con le dita. Ci impiegavo circa mezz’ora e mi godevo ogni piccola traccia di burro. Quello che più mi stupisce oggi era come fosse facile da bambina mangiare cose pesantissime come burro sbattuto con lo zucchero come se niente fosse: una delle cose che mi manca di più dell’infanzia è il fatto di potermi gustare alimenti non proprio leggeri e salutari senza avere il minimo senso di colpa data l’ignoranza circa il contenuto di ciò che ingurgitavo. E non capisco nemmeno come facevo ad essere magra nonostante tutte le cose pesanti e tutte le schifezze che mangiavo: ok che i bimbi bruciano di più, ma non sono mai stata una che amava muoversi più di tanto, il mio sport preferito era guardare la tv e al limite fare un paio di tiri di pallavolo contro il muro del garage dopo che avevo visto Mila e Shiro e che mi ero gasata… Ma questa è un'altra storia…

Ritornando al nostro dolce freddo, io finivo di gustarmi i resti della crema mentre papà metteva le stoviglie nel lavandino e puliva il tavolo e mamma lavava tutto, poi uscivo a giocare all’aria aperta nell’attesa che il dolce si raffreddasse e prendesse il giusto sapore e la perfetta consistenza. Normalmente papà preparava il dolce poco prima o poco dopo il pranzo, in estate, quando io ero a casa da scuola e avevo taaaanto tempo libero (ora probabilmente andrei nel panico ad avere così tanto tempo a disposizione perché tenderei ad occuparne ogni secondo… allora invece me lo godevo tutto senza fare niente… beata innocenza!), così io aspettavo l’ora della merenda, prendevo il mio piattino, tagliavo il mio cubone di mattonella e me lo gustavo davanti alla tv, ripetendo la stessa operazione alla sera dopo cena e ogni giorno fino alla fine del dolce… sì perché la maggior parte delle volte me lo pappavo tutto da sola, ad eslusione di quando veniva preparato per i compleanni: fino a quando io ero piccola e le mie sorelle e cugine vivevano ancora in famiglia, per i compleanni ci riunivamo tutti sotto il portico di mia zia e festeggiavamo tutti insieme, con un bel pranzo e con il dolce freddo di papà con sopra le candeline… allora c’erano ancora i nonni e… molta più spensieratezza… Mi mancano molto i Natali e i compleanni passati tutti insieme, sono più di 10 anni che queste tradizioni sono state abbandonate, da quando è morto il mio nonno materno, che teneva unita tutta la famiglia, qual caro nonno Gino, silenzioso e tenero, (almeno nella vecchiaia perché a quando ho capito come padre ha dato molto filo da torcere alle figlie…), morto come tutti vorrebbero: a 97 anni, tra le braccia della moglie, delle figlie, dei generi e delle nipoti, in un pomeriggio pre-natalizio in cui si è semplicemente addormentato, da un momento all’altro… come se avesse scelto un giorno in cui era felice perché era circondato dalla sua famiglia, in cui poteva dire addio a tutti i suoi cari e in cui poteva passare dalle braccia amorevoli delle persone che amava a quelle di Dio, senza soffrire troppo per il distacco e lasciandoci tristi ma con la serenità di saperlo ugualmente sereno e felice. Il nostro caro nonno Marelli… ovunque tu sia, ti stringo forte, come abbraccio anche tutti gli altri miei nonni, che mi sarebbe piaciuto conoscere meglio. Comunque sia, una volta che il nonno Gino ci ha lasciati, non è più stato lo stesso tra di noi… basta feste, basta incontri nelle serate estive, parlando fino a tardi, basta domeniche passate con i genitori e gli zii riuniti… si è rotto qualcosa… ho provato a ricreare l’atmosfera qualche Natale fa, insistendo perché ci riunissimo nuovamente tutti insieme, ma non è stata la stessa cosa, anzi, è stata una giornata quasi pesante, che non credo vorrò ripetere… era come se mancasse la spontaneità e la serenità di una volta.
Mi dispiace, ho divagato tanto in questo racconto… ripensando a quella ricetta la mente si è affollata di ricordi, uno collegato strettamente all’altro, e potrei andare avanti a scrivere all’infinito, ma già ho riempito troppo questa pagina…

Grazie Sigrid, grazie perché, anche se non vincerò sicuramente vista la banalità della ricetta e del racconto, mi hai permesso di fare una cosa che non faccio mai: ricordare. Ho ripercorso la mia infanzia, ho rivissuto il calore dell’affetto delle persone che non ci sono più, le abitudini abbandonate che più apprezzavo allora, le coccole dei miei genitori e delle mie sorelle, molto più grandi di me, che da piccola davo per scontate ma che crescendo ho iniziato ad apprezzare ed a capirne, i cibi che mangiavo e che ora non gusto più, in parte per dimenticanza ed in parte perché, da adulta, cerchi sempre di fare più attenzione a ciò che nutre il tuo corpo nella vita di tutti i giorni e fai delle selezioni, tralasciando a volte gusti e sapori che, una volta riscoperti, ti catapultano nel passato. Grazie Sigrid, grazie dei ricordi.

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IL DOLCE FREDDO DI PAPA’

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Semifreddo a mattonella con Oro Saiwa imbevuti in caffè e liquori misti alternati a crema al burro e vaniglia o cacao.

amici


Ingredienti:
  • 1 confezione di Oro Saiwa
  • 250 g di burro morbido
  • 3 cucchiai di cacao amaro
  • 2 bustine di vanillina
  • zucchero a velo q.b. (non so dirvi le quantità, vi conviene assaggiare)
  • 1 tazza di caffè
  • 1 tazza di liquori misti (mio papà, a quanto ho capito, metteva tutta la dispensa: cognac, brandy, marsala, sambuca, cinar… CINAR?!!)

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Sbattere a crema il burro con lo zucchero a velo, dividere a metà il composto, lavorare la prima metà con la vanillina e la seconda con il cacao setacciato, amalgamando bene. Se la parte al cacao dovesse risultare troppo amara aggiungere un paio di cucchiai di zucchero a velo setacciato. Preparare tutti gli ingredienti in bell’ordine sul tavolo: le confezioni dei biscotti aperte, un piatto fondo con il caffè ed un altro con i liquori e le due creme con due spatole o due cucchiai per spalmarle.
Rivestire una teglia rettangolare non molto grande, possibilmente dai bordi bassi, con della carta da forno (mio papà usava la carta d’alluminio… ma noi ci siamo evoluti ;D). Se si preferisce che i biscotti rimangano ben fermi durante la composizione del dolce, spalmare la base della carta con la crema alla vaniglia, se invece si intenderà spostare il dolce dalla carta da forno meglio evitare questo passaggio (comunque non dovreste avere problemi in ogni caso di stabilità). Passare velocemente i biscotti nel caffè raffreddato, senza lasciarli inzuppare, devono bagnarsi poco. Disporli sulla base della teglia con ordine, riempiendo tutto lo stampo. Spalmarli con la crema al cacao, bagnare altri biscotti con il liquore, disporli nuovamente sopra la crema e spalmarli con quella alla vaniglia. Proseguire così fino ad esaurimento degli ingredienti. Sull’ultimo strato spalmare la crema rimasta (papà faceva uno strato al cacao e uno alla vaniglia), spolverizzare di cacao ed eventualmente con Oro Saiwa sbriciolati (o decorare a piacere). Conservare in frigorifero per circa 3 ora prima di gustare.

LA MIA RIVISITAZIONE

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Ho alleggerito e velocizzato il dolce freddo di papà bagnando i biscotti secchi solo in crema al whisky (o se, preferite, caffè… a me non piace) e ho fatto la crema con della ricotta sbattuta con un pochino di burro e zucchero a velo, mantenendo sempre il doppio gusto cacao-vaniglia. Devo dire che anche così è venuto molto buono.

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Ingredienti
  • 1 confezione di Oro Saiwa
  • 100 g di burro morbido
  • 250 gr di ricotta fresca
  • 3 cucchiai di cacao amaro
  • 2 bustine di vanillina
  • zucchero a velo q.b.
  • 1 tazza di crema al whisky o altro liquore o caffè

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Sbattere a crema il burro con lo zucchero a velo, unire la ricotta setacciata e amalgamare bene. Dividere a metà il composto, lavorare la prima metà con la vanillina e la seconda con il cacao setacciato, amalgamando bene ed aggiungendo altro zucchero a velo alla parte al cacao se dovessero sembrare poco dolce.
Rivestire una teglia rettangolare non molto grande, possibilmente dai bordi bassi, con della carta da forno. Spalmare la base della carta con la crema alla vaniglia, passare i biscotti nel liquore e ricoprire la crema, spalmare i biscotti con il composto al cacao e proseguire così fino ad esaurimento degli ingredienti. Conservare in frigorifero per circa 3 ora prima di gustare.

grillo e ape

33 commenti:

Manuela e Silvia ha detto...

Ci è venuta la pelle d'oca a leggere questo racconto...sei stata veramente brava...
Bellissime le ricette, sia quella di tuo padre che la tua rivisitazione!!!
Bacionie ancora complimenti per aver condiviso con noi uan parte della tua vita!!
bacioni

Maya ha detto...

Un post meraviglioso dolcetto!!!!!
Bravissima

ღ Sara ღ ha detto...

maddai!! mi hai fatto quasi commuovere!!!
che bella la storia!! ora me la rileggo tutta...mi piace tantissimo....!! non mi sono acora soffermata sulla ricetta ma dalla foto e dal racconto.....posso dirti che è una vera libidine!! e poi i dolci di famiglia sono i più buoni!!! mia mamma ne fa uno simile ma con panna e caffè..^_^

la fotina con te e la torta di compleanno è straordinaria...che dirti??? è uno dei più bei post che hai mai fatto!! bravissima...sono rimasta incantata dal racconto e dalle foto! adoro queste cose!!!

mi hanno fatto sorridire i commenti sulla mamy ghgh....non sarà una grande cuoca ma l'importante è che ci metta l'amore e poi ci sei tu che sforni continue delizie...:-D

la cassuola la fanno i miei nonni....è uno dei piatti preferiti di mia sorella ^_^

si si ora ti lascio!! un bacione!

Unknown ha detto...

Che tenerezza i tuoi Dolcetti!!Leggendoti mi sono resa conto di quanto i genitori siano le persone più importanti per un essere umano.Sono tutto per un bimbo che deve diventare adulto e per un adulto che difficilmente riesce a distaccarsene del tutto.li portiamo dentro di noi per tutta la vita!Io ho imparato ad amarli per come sono veramente solo ora che vivo lontana da loro e mi mancano tremendam,ente tanto ogni giorno!Eppure..quando ero a casa...
Un abbraccio grande grande e goditili sempre, ogni giorno!Un caldo abbraccio,Danila.

Unknown ha detto...

Ha scritto il nome di mia sorella...vabbè non ci azzecco mai con questo computeraccio

Flavia ha detto...

Che bella storia, mi hai fatto pensare alla mia cara nonna, anche lei venuta a mancare durante le feste di natale... Per fortuna che ci restano i ricordi! Io dopo tanto anni ho preparato un dolce che faceva per me la mia nonna ed è stata una grande emozione come credo sarà stato per te rifare questo dolce, che può anche essere semplice, ma di sicuro più buono di tante altre delizie, perchè fatto con tanto amore.
Un bacio forte. Flavia.

kristel ha detto...

Che carina che sei! Mi sono un po' commosa a leggere questo "racconto" d'infanzia. Mi ha ricordato un po' la mia. E' vero che quando cresciamo non ci sono più quei momenti che da piccole forse aprezzavamo poco. Ma ce ne sono degli altri.
Inoltre questa torta ha un aspetto fantastico!
Un bacione!!

Anonimo ha detto...

sono così scema che mi viene da piangere a leggere queste cose tenere...A volte vorrei tornare indietro, all'infanzia spensierata...quando si viveva senza pensieri o preoccupazioni.
mi piace molto questo dolce!!!e la crema al burro mmmmmmmm
ciao dolcetto un bacione
sally

Micaela ha detto...

bellissima la storia, bellissime le foto di te piccina, bellissimo tutto!!! è troppo emozionante questo racconto!!! l'ho letto tutto d'un fiato dall'inizio alla fine!! un bacione.

Anonimo ha detto...

ciao dolcetto sono lina, oggi ho fatto i tuoi biscotti con gli albumi e mio marito li ha mangiati con gusto, tanto che son finiti subito!tanti complimenti, ci proponi tantissime cose, infatti ogni giorno ti visito per sapere nuove ricette.. a presto lina

Cuocapercaso ha detto...

Un bellissimo racconto...quando si torna indietro con la memoria si riassaporano ricordi dolcissimi come questo che condivano l'infanzia di dolcezza...
bellissimo... e buonissimo anche! ;-)
un bacio
Grazia

manu ha detto...

che bellissimo post!!!! tutto magico!!! buon w.e.

Simo ha detto...

Stefy mi hai quasi fatto venire i goccioloni agli occhi....anche perchè anche la mia dolce nonnina faceva un dolce simile a questo...è ancora un caro ricordo che mi lega a lei...GRAZIE!!
Un abbraccione

Claudia ha detto...

adoro i ricordi.....è una storia bellissima...anche io ne ho di bellissimi!!!!!e il dolce è delizioso!complimenti per come hai raccontato il tutto....claudia

Snooky doodle ha detto...

questo e facile e delizioso con qualsia crema. le foto sono strepitose :)

Giuggizzu ha detto...

Ma quanto sei caruccia :-) e poi il tuo racconto mi ha fatto sorridere :-) La tua nonna e mia mamma sono identiche nella "creatività" che mettono in cucina :-)

Baci

cuochetta ha detto...

Stefy...
un bacio cucciola...
Anna

Gaijina ha detto...

beeeeello dolcetto!! alla fine si sno accavallati tanti di quei ricordi che dovresti pensare di scriverne di più, perché sono così tanti... mi hai fatto ripensare a tante cose... tra nonni, famiglia, vicine di casa... aaahh!! l'nfanzia! beata gioventù! quanto eravamo sereni e felici e non lo sapevamo!! la ricetta sembra favolosa, e l'idea di un papà che la realizzava me la rende ancora più speciale!

Cinzia ha detto...

Bellissimo il tuo racconto,i tuoi ricordi, l'immagine della tua famiglia!!!
La ricetta...slurp...slurp...secondo me è eccezionale, la proverò!
Un abbraccio
Cinzia

Anonimo ha detto...

mamma mia dev'essere fantastico...!!!!
:-D bravissima come sempre....
un bacio e buon fine sett

Morettina ha detto...

Ho ancora i brividi lungo la schiena... che post meraviglioso, i ricordi d'infanzia sono bellissimi, spesso con la vita frenetica di ora non ci soffermiamo quasi più a pensare... ma ogni tanto bisognerebbe farlo!

Buonissimo dolce! Bellissimo tutto

Michela cake designer ha detto...

Il tuo racconto mi ha fatto morire.
Certo che povera mamma l'hai massacrata..però probabilmente lei non se la prende vero?
In compenso se siete brave tutte e 3 vuol dire che è il modo giusto difare no?
Comunque nella versione di tuo papà lo guardo solo, nella tua magari lo rifaccio eheheh!
Decisamente più fattibile.
ciao
Buon we

NUVOLETTA ha detto...

Bel racconto e anche i tuoi dolci, un bacio buon fine settimana!

Mikamarlez ha detto...

é stato bellissimo leggerti.....un bacio per le emozioni...e buonissimo dolce. Bravo papà!Baci.lety

bocetta ha detto...

Wow...ho appena cosperto che i nostri ricordi d'infanzia sono simili,solo che mia mamma in cucina è un mostro (di bravura è ;P),anche io praticavo lo sport tv e mi incantavo durante la preparazione del dolce in trepida attesa...infatti diciamo che abbiamo giocato la stessa carta per il concorso di Sigrid ;PComplimenti è bellissimo!
Buon inizio settimana!
un bacio!

GG ha detto...

Che meraviglia!!!
Se passi da me, c'è un premio per te!!
Un bacio!! GG

Mirtilla ha detto...

sto impazzando dalla golosita'davanti questo pc!!!!!

Sheryl ha detto...

:O Ma non avevo ancora commentato? Dopo che l'ho letto ero li che sorridevo e che pensavo alla bella storia che ci hai raccontato e a come una ricetta d'infanzia può portarci tutti questi bei ricordi.

Complimenti per la ricetta! Da provare sicuramente! Un bacio!

Dolcetto ha detto...

Ciao ragazze, mi fa piacere che abbiate apprezzato la mia storia d'infanzia e che molte di voi si sono riconosciute nei miei ricordi. Ringrazio come sempre per i complimenti che mi fanno sempre piacere anche se non sento di meritarmeli... siete voi ad essere troppo gentili!
Scusate se non rispondo a ciascuna ma da oggi ho cambiato postazione di lavoro e non sono più da sola in ufficio, pertanto.... basta cazzeggio!! No bè, diciamo che potrò limitarmi a qualche minuto di pausa un paio di volte al giorno...
Grazie a tutte per le belle parole, un bacione e buon inizio settimana.
Stefy

Saporiglutenfree.blogspot.com ha detto...

è una storia stupenda...come lo è la tua rivisitazione.....l'amore che metti nei tuoi dolci traspare dalla loro bellezza

Antro Alchimista ha detto...

Un bellissimo racconto e quanti ricordi in comune ... una mamma che in cucina era una frana (sempre a contar calorie!!!) ma una zia (dove fortunatamente viveo) che cucinava benissimo e con tanta passione.
Il far sciogliere i cibi sul palato (io con il grana lo fccio ancora oggi ... ehehehe) e questo dolce favoloso che mi ricorda le feste delle mie compagne di classe :-) me lo hai fatto ricordare e qualche volta proverò a proporlo ai miei "omini" Un bacio Laura

Dolcetto ha detto...

@ Grazie Mari...

@ Laura che bello che abbiamo queste cose in comune!!

*PhAbYA* ha detto...

mica male! questo dolcetto offre spunti interessanti per la presentazione...
devono essere perfetti per un fine pasto!

phabya